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LE STRESS

La domanda: ”Chi è l’uomo?”

alla quale noi rispondiamo in un modo o nell’altro, secondo l’età, le circostanze della vita demeure entiere.

E’ vitale, ci muove, è preludio alla quiete dei sensi; l’assenza di risposta ci mobilita, ci mette in un movimento di dinamismo.

E la vita risponde, le scelte sono una risposta, il nostro corpo è una risposta.

Come la definizione dell’uomo non è stata stabilita in modo definitivo, ognuno è un elemento di risposta ed è ragione d’essere; la nostra vocazione di uomini è di rispondere per e con il nostro corpo.

 

La nostra “cultura fisica” sarà analfabeta.

 

L’espressione “cultura fisica” descrive l’insieme delle attività del corpo umano in ogni situazione quotidiana o occasionale: lavoro, trajets, sport, espressioni artistiche, danza, sessualità…

 

Sarà una strada senza uscita?

Sarà un vicolo cieco?

 

“Charlotte, ti ho già detto di non salire le scale con la punta dei piedi”

“Ma papà, mi hanno detto che così avrò dei bei polpacci”

Sapete che bloccate la respirazione ad ogni sforzo che fate, oppure durante la concentrazione, quando vi state vestendo per esempio!

Il mattino, svegliandoci, non stiriamoci come il gatto ed altri felini, così facendo provochiamo una contrattura di tutti i muscoli estensori, è quindi una estensione, questo controsenso non danneggia nessuno.

Quando ho seguito la mia formazione di K. Avevo una debolissima concezione di “cultura fisica” e i miei studi, non hanno riempito questa lacuna.

Ho intrapreso ricerche, finchè ho incontrato M. M. Kinesiterapista ed autore del metodo che porta il suo nome.

Mi ha conquistato il suo impegno nel lavoro e la sua radicalità.

La sua tenacia le aveva fatto scoprire nuove leggi di funzionalità del corpo che hanno sconvolto la kinesiterapia e la “cultura fisica”: “Noi non soffriamo (dolori del dorso, dolori muscolari, dolori articolari…) perché non siamo abbastanza muscolosi, ma perché lo siamo troppo, soffriamo perché la nostra muscolatura posteriore è troppo forte e troppo corta e provoca disturbi, mali, qualche volta malattie.

Un tale errore di analisi ha una origine, una causa storica: verso il 1900, “la cultura fisica” si riassume con un disprezzo per tutto ciò che concerne il corpo, ad eccezione dell’equitazione, della caccia, della danza artistica e folcloristica.

Verso il 1920, Pierre da Conbertin, umanista famoso, promuove lo sport come mezzo per costruire la pace tra i popoli ed attenuare i nazionalismi, fondando i giochi olimpici moderni.

L’attività fisica ritrova il suo posto nobile ma la nostra cultura fisica adotta negativamente gli stessi valori della nostra cultura ambientale: lo sviluppo industriale, l’espansionismo. Bisogna essere muscolosi per avere più forza, bisogna avere più forza per essere il migliore, per guadagnare, per essere un campione.

La nostra cultura fisica si orienta allora verso la performance, verso la selezione di una elite a scapito di una pratica popolare, di piacere, di convivialità, di sviluppo di ciascuno secondo i suoi gusti, le sue capacità, la sua età…

Nel suo entusiasmo per le performance, la nostra “cultura fisica” preferisce il rinforzo muscolare all’elasticità muscolare, all’armonia muscolare.

L’armonia muscolare è un rapporto di forza armoniosa tra le catene muscolari che provocano l’estensione o accorciamento e quelle sono responsabili della flessione.

Questa armonia muscolare è la chiave di lettura che apporta il M. M.

Esso permette di analizzare tutte le attività fisiche, gli atteggiamenti di lavoro, dei musicisti, dei ballerini, degli sportivi…

 

CULTURA FISICA E SENSAZIONI

 

Noi impariamo che abbiamo cinque sensi.

Il termine propriaccetività, utilizzata in medicina, non c’è il corrispettivo nel linguaggio corrente, se non nell’espressione come abitare il proprio corpo, vivere il proprio corpo, essere il proprio corpo, ma non c’è una parola precisa per definirlo.

Il bambino si sviluppa cominciando dalle sue sensazioni, olfattive, uditive, fin dalla nascita, anche prima della nascita, percepisce le voci, la musica, i rumori del suo sviluppo.

Tale come un computer vuoto, ingrandisce le sensazioni, i collegamenti tra loro, impara il mondo e si sviluppa a partire dalle sue sensazioni.

Alla scuola materna, l’educazione e lo sviluppo delle sensazioni avranno il proprio posto, e dal primo anno della scuola elementare la concettualità sarà il programma e non si sentirà più parlare di sensazioni se non più tardi, negli studi di filosofia per spiegare tutti gli aspetti sbagliati ed affermare che non si può accedere alla verità se non attraverso l’intellettualizzazione, la famosa razionalità.

Le sensazioni sono relegate al dominio privato: lo studio della musica, delle arti plastiche, danza, gastronomia…fino a quelle che permettono l’apprendimento del Reale.

Durante i miei studi, non avevo mai sentito parlare di sensazioni. La mia scoperta, verso i 30 anni, è stata durante un corso di danza contemporanea, fu così che ho sperimentato la “sensazione dell’essere” come una scoperta di me stesso, in risposta alla domanda bruciante nell’età dell’adolescenza e che aumentò in seguito: chi sono? Non era una risposta metafisica: vivevo il mio corpo, lo abitavo, lo visitavo, lo sentivo.

Dopo una seduta di rieducazione nel mio studio, orientato verso le sensazioni, una paziente mi ha dichiarato: “Mi sento riconciliata con me stessa”.

Aveva ritrovato la sua unità perché era nuovamente nelle proprie sensazioni.

Un giorno ho sentito dire da un professore di danza – ad un allievo: “Ciò che stai facendo è bello, questo gesto è bello”.

Mi sono chiesto: cos’è il bello ? Un bel gesto, è essere totalmente presente alle proprie sensazioni. Nel mio lavoro, incontro: “il bello” nell’adattamento del corpo verso tutto ciò che lo conduce a vivere come sforzo, come schivare e superare il dolore, nel lavoro, nello sport. Ciò che è bello, è il processo vitale che soggiace, il desiderio di vita che si esprime. E ciò si vede, si prova, il corpo non mente.

Quali le soluzioni?

Respirazione ed atteggiamenti quotidiani. Quando stiamo per fare uno sforzo, come sollevare qualcosa che pesa, solamente concentrarsi, nostro primo riflesso è bloccare la respirazione; la muscolare del dorso si contrae al massimo esageratamente!

Questo riflesso è riflesso di difesa per proteggersi da una caduta o da un dolore, siamo al massimo stadio dell’allerta, della difesa. Se si realizza questo blocco siamo permanentemente tesi – questo si chiama stress.

Per lottare  contro questa cattiva abitudine è sufficiente espirare volontariamente durante ogni sforzo, se si fa il medesimo gesto espirando, si suddivide lo sforzo in una maniera più armoniosa sia vestendoci, alzando una sedia, in breve tutti quei momenti della vita quotidiana dove si blocca la respirazione senza una ragione valida.

Salire le scale, correre, sedersi, sono gesti che, giornalmente, possono contribuire alla nostra armonia muscolare, oppure, in caso contrario, aumentano lo squilibrio tra la muscolatura posteriore e l’anteriore.

Possiamo, come ho già sottolineato a Charlotte, salire le scale appoggiando il piede interamente sul gradino e non solamente con la punta del piede. Anche la posizione seduta alla scrivania, è molto più riposante se ci si siede con i reni appoggiati allo schienale piuttosto che il “dorso teso”.

 

TERAPIA:

 

Sentire il proprio corpo distende gli eccessi di tensione muscolare ciò è la base di tutti i metodi di ginnastica dolce, di relazione, tali come il training autogeno, il metodo del dott. Vittoz, l’Eutonia di Gerta Alessander, il metodo del dott. Erenfried.

Sono metodi che si sono opposti alla “cultura fisica” ambientale (cultura di rinforzo muscolare) e che hanno scoperto e che fanno riscoprire l’importanza delle sensazioni.

Lee persone hanno disturbi psichici quando non sentono il proprio corpo, il Metodo Vittoz le invita a prestare attenzione alle proprie sensazioni: quello che vedono, quello che sentono…. E così ritrovano l’equilibrio psicofisico.

L’Entonie consiste nell’essere completamente presente, nel termine di sensazione, ad un gesto o ad un movimento che stiamo facendo. Questo lavoro (pulisce) toglie le tracce di traumatismi, come una somato-analisi.

La nostra storia traumatica è scritta nel grande libro del nostro corpo.

Come il metodo M. M. queste tecniche mettono in evidenza che il corpo memorizza tutti i traumatismi ed abbiamo il mezzo per togliere le conseguenze.

La n ovità di queste terapie si situa nella reversibilità della maggior parte dei traumatismi.

 

CONCLUSIONE:

 

L’analfabetismo della “nostra cultura fisica” è quindi dovuto, nella nostra società, ad uno squilibrio eclatante tra il corpo e la ragione.

Noi intellettualizziamo tutto e la n ostra corporeità n on ha il suo posto: mancano i termini, come manca l’educazione delle sensazioni.

Questo grido di allarme è necessario perché il corpo ha la sua parola da dire nella ricerca dei sensi che vive la nostra cultura: il corpo come l’anima vive il momento presente, punto comune tra l’eternità e il tempo che vive l’uomo.

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